giovedì 21 maggio 2015

WILL FERRELL NON FA RIDERE


 
Cose che mi fanno ridere: i Griffin, Seth Rogen, Edgar Wright, i Fucktotum.
Cose che non mi fanno ridere: Big Bang Theory, Will Ferrell, Zelig, Douglas Adams.
Ora che sapete tutto ciò siete pronti a leggere.
Un attimo, no, se Will Ferrell ti ha fatto ridere, ti fa ridere o pensi che ti potrà far ridere in futuro puoi anche fermarti qui. Io e te, te che ridi per quest'uomo qui sotto, non andremo mai d'accordo, quindi tanto vale che la smetti pure di leggere, di seguirmi e, se vogliamo proprio dirla tutta, anche di andare al cinema. Sei una brutta persona, è ora che qualcuno te lo dica.


Eccoci, possiamo cominciare.
Venere sulla conchiglia è considerato dai più come uno dei libri fondamentali da leggere per chi è appassionato di fantascienza. Non che il romanzetto di Philip Jose Farmer (nella mia edizione Urania del 1720 rilegato in cartaculo ancora sotto pseudonimo Kilgore Trout) sia stato una pedina fondamentale per la creazione di nuovi mondi (Dune), per le visioni future (Asimov) o per la quantità di idee messe giù in fretta, furia e droga e poi scopiazzate da tutti (Philip K. Dick), è che semplicemente è considerato un punto di svolta.
Si ma riguardo a cosa per Dio?
Un attimo di calma.
Prendete un superclassico della fantascienza come Dune e andate a leggervi le parti che riguardano la religione o il sesso: vi ritroverete sotto gli occhi tanti e tali giri di parole da farvi venire il mal di testa, la nausea e anche un po' di mal di pancia. Siamo sicuri che Herbert vivesse sul nostro mondo per pensare anche solo alla metà delle follie che va descrivendo per tutto il romanzo e i suoi seguiti riguardo i due argomenti citati?
E avete mai trovato una scena d'amore che non sia una fregnaccia da romanzetto rosa fatta di sguardi e candide carezze in Asimov?
E in Whyndam non vi sembra che manchi solo una donnina che dice “Mio eroe!!!” cadendo fra le braccia del suo amato? (Si, lo so, i suoi libri femministi e blablabla, ma non sto parlando di quello).
Ecco qual è la svolta di Philip Jose Farmer nel 1974: introdurre il sesso e la religione nella fantascienza e senza nessuna remora fare del grasso e grosso umorismo su di essi, fregandosene del lettore medio del genere (ancora legato all'immaginario lucido e muscoloso di Conan) e anche del buon costume dell'epoca.
Solo che c'è un problema: Venere sulla conchiglia non fa ridere, per niente direi.
E vorrebbe farlo purtroppo.
Lo scrittore americano assomiglia molto di più a Douglas Adams che ai Griffin e fa di tutto per pasticciare una storia che, sulla carta, potrebbe anche sembrare interessante.
Non starò a parlarvi dei viaggi del Vagabondo Spaziale e dei suoi incontri con alieni a forma di piramide e dirigibile (sigh) o della volta in cui si è fatto piantare una coda sul sedere per poi ritrovarsi a far sesso in modi bizzarri con la Regina del pianeta (ehm...) perché il riassunto potrebbe essere più lungo del romanzo stesso. Vi basti sapere che Venere sulla conchiglia è un pasticcio di miniavventure che non si accontenta di volervi far ridere nei modi più beceri (a volte sembra di leggere le freddure che andavano tanto di moda in quegli anni), ma vuole anche farvi riflettere sui problemi della società di allora (che poi, a dirla tutta, sono gli stessi di quella attuale). Ci saranno chiari riferimenti alla stupidità degli uomini rispetto alle donne e monarchi idioti, Dei che vanno a prendersi il caffè e non tornano più indietro e razze che puliscono l'universo dai loro microbi. E ovviamente ci sarà sesso per tutti i gusti.
Solo che non riderete.
A meno che non vi piaccia Will Ferrell.

 
VENERE SULLA CONCHIGLIA
AUTORE: Philip Jose Farmer
ANNO: 1974
GENERE: Fantascienza
VOTO: 4,5

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